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IL RITORNO DALLA VILLEGGIATURA 273


restata lì a Montenero, e credo che ora si vergogni delle sue ragazzate, e non voglia più venire in città, per non essere posta in ridicolo da tutto il mondo.

Vittoria. E voi avete il merito d’aver fatto si buona opera.

Ferdinando. Io ho inteso di divertirmi, e di divertir la conversazione.

Vittoria. Lodatevi, che avete ragione di farlo. (ironica)

Ferdinando. Non mi pare di aver fatto cosa che meriti di essere criticata. Peggio assai mi parerebbe s’io tenessi a bada due fanciulle da marito, e fingessi d’amarne una, per coprire la mia passion per un’altra.

Vittoria. E dove vanno a battere queste vostre parole?

Ferdinando. Battono nell’aria, e lascio che l’aria le porti dove le vuol portare.

Vittoria. Sono parole le vostre orribili, velenose; parole che mi passano il cuore.

Ferdinando. E che cosa c’entrate voi? Io non le ho dette per voi.

Vittoria. E perchè sospirava la signora Giacinta?

Ferdinando. Domandatelo a lei.

Vittoria. E chi è che tiene a bada due fanciulle?

Ferdinando. Domandatelo a lui.

Vittoria. E chi è questo lui?

Ferdinando. Il signor lui in caso obbliquo, è il signor egli in caso retto. Nominativo hic egli, genitivo hujus di lui. Signora Vittoria, ella mi pare di cattivo umore questa mattina. All’onore di riverirla; vado al caffè, dove mi aspettano i curiosi di sapere le avventure di Montenero. Ho da discorrerne per due settimane. Ho da divertire Livorno. Ho da far ridere mezzo mondo. (parte)

Vittoria. Oh lingua indemoniata! Si può sentire di peggio? Mi ha posto mille pulci nel capo. Ho da gran tempo de’ sospetti, de’ dubbi, de’ batticuori. Costui ha finito di rovinarmi. Ho male in casa,1 vanno mal gl’interessi, sto pessimamente

  1. Così l’ed. Pasquali. Nell’ed. Zatta si legge: Ho male, in casa vanno male gl’interessi ecc.