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302 ATTO SECONDO

Filippo. Oh! guardate. E i medici l’avevano dato per ispedito. Ho piacere, povero galantuomo! Dite al signor Leonardo che favorisca venir da noi, che si ha da parlare. Si hanno da concludere queste nozze colla mia figliuola.

Giacinta. (Ecco qui, pare che non si possa parlare, se non si parla di nozze).

Vittoria. Glielo dirò, signore, e credo ch’egli sarà dispostissimo.

Guglielmo. È poco sollecito il signor Leonardo. Fa torto al merito della signora Giacinta.

Giacinta. (Ma che hanno quelle sue indegne parole, che mi fan perfino sudare?) (cava il fazzoletto e si asciuga)

Servitore. Signori, manda a riverirli la signora Costanza, e dar loro parte ch’è tornata ora a Livorno colla sua nipote.

Giacinta. Oh! brava, ho piacer grandissimo. Sarà venuto anche il dottorino. Sentiremo le novità di questo bel matrimonio. Quel caro Tonino me lo voglio proprio godere. (con allegria forzata.)

Ferdinando. Gran matrimoni! Gran nozze! Ecco qua la signora Rosina, la signora Vittoria, la signora Giacinta.

Giacinta. (Oh! che ti venga la rovella!) Oh, voglio subito andar da loro. Ho curiosità grandissima di sapere. Ci andrete anche voi, Vittoria? (alzandosi)

Vittoria. Ci anderò. Ma non a quest’ora.

Filippo. È ora di desinare. Che bisogno c’è che ci andiate adesso?

Giacinta. Sì, è vero, ci anderò dopo pranzo. Ho da vestirmi, ho da acconciarmi. Ho d’andare alla tavoletta...

Vittoria. Signora Giacinta, vi leveremo l’incomodo. (s’alza)

Giacinta. Addio, Vittorina.

Vittoria. Serva, signor Filippo.

Filippo. All’onore di riverirla. Si ricordi di dire al signor Leonardo...

Giacinta. Voi avete questo vizio di dir cento volte una cosa. Credete che tutti abbiano la poca memoria che avete voi? (a Filippo, con sdegno)

Filippo. Via, via, signora, la non mi mangi. (a Giacinta)