Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XIX.djvu/353

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ognun sa che cosa sia o se lo imagina, mentre sarebbe potuta riuscire così italiana, se l’autore l’avesse scritta quasi intera nel suo maraviglioso dialetto, dandole poi le desinenze toscane» (p. XIl, XIll). Che pasticcio sarebbe saltato fuori da sì curiosa ricetta, non sappiamo imaginare. Noi per conto nostro non esitiamo a preferire le due scene originali, così come sono, alla correttissima minestra riscaldata del Morandi. Perchè le mille imperfezioni nella lingua del Goldoni non tolgono che non «si trovi dialogo più snello, più rapido, più vivace del suo» (F. Martini, vol. cit., p. 644). E del resto basta mettere a fronte la rifrittura delle Memorie con l’originale — nella sola chiusa — per preferire, non una, ma cento volte, questo a quella.

Memorie:

Fulgence. Je vous demande pardon; mais dans ce moment ci.... vous ètes un barbare. (il sort.).

Bernardin. (vers la coulisse avec un air de gaieté). Passquin, Marguerite, Charlot; vite, que l’on me fasse diner. (Il sort.).

Commedia originale:

Fulgenzio. Siete peggio d’un cane.
Bernardino. Bravo, bravo. Evviva il signor Fulgenzio.
Fulgenzio. (Lo scannerei con le mie proprie mani). parte
Bernardino. Pasquale!
Pasquale. Signore.
Bernardino. In tavola.

Quando le tre Villeggiature apparvero nel tomo XI del Pasquali, Domenico Caminer nel suo Giornale enciclopedico ne recò quest’apprezzamento, sensatissimo seppur non peregrino. Noi lo riportiamo quasi corollario alle nostre Note.

Nelle tre Villeggiature «l’Autore ha sparso tutto quel ridicolo che pur troppo hanno le villeggiature d’oggidì, nelle quali non il respiro di aria aperta, e migliore di quella delle città, non un’attenzione a’ propri interessi rurali, ma una dissipazione di corpo, di borsa, e danni forse maggiori ne sono il frutto. Trattavasi di illuminare i propri concittadini intorno ad un punto ben delicato per il genere di quelli che al ridicolo e ad una critica salutare voleva sommettere, e vi riuscì egregiamente, trattando il suo argomento con quella leggiadria, con que’ riguardi, e con quella decenza, che spirano in tutte le sue Opere. Come nelle altre, lasciò anche in queste la Satira insultante, l’allegorico, che inteso solo da chi lo scrive è inutile, o rilevato è condannabile sul Teatro, a sozzi e villani scrittori, se pur ve n’ha di questi l’Italia nostra, che meritino qualche attenzione» (Tomo I, genn. 1774).

E. M.


Il Ritorno dalla villeggiatura fu impresso la prima volta a Venezia, l’anno 1773, nel t. XI dell’ed. Pasquali e fu poi ristampato, sempre di seguito alle Smanie per la villegg. e alle Avventure della villegg. a Torino (Guibert e Orgeas XIV. 1 774), a Bologna (a S. Tomaso d’Aquino, 1775), a Venezia ancora (Savioli e Pitteri XV, 1780; Zatta, cl. I, t. II, 1789; Garbo III, 1794), a Livorno (Masi XI, 1789), a Lucca (Bonsignori XVII, 1789) e forse altrove nel Settecento. La data della prima recita che leggesi nella intestazione delle varie edizioni «nel Carnovale dell’anno MDCCLXIII», risulta fantastica. — La presente ristampa seguì principalmente l’ed. Pasquali, approvata dall’autore e più fedele. Valgono le solite avvertenze.