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Men. Mo perchè no xela da maridar?

Tod. Perchè la xe maridada......


Ma non posso riportarvi intiera la comica intervista, che vi avvolge in un’onda d’ilarità; sior Todero offre al nostro giovanotto una sedia, tostochè sente che piglierebbe la ragazza senza dote; gli soggiunge di lasciarlo un momento pensare, e mentre finge rileggere una carta dove sta scritto il suo impegno per seimila ducati, ragiona tra sè e sè così: «Senza dota! El saria el mio caso. Ma in sostanza che dota che daghio a Desiderio e a so fio? Gnanca un bezzo. Xe vero che mandando mia nezza co sto sior, in fazza del mondo parerave più bon... Ma chi farà i mi interessi? Se desgusto Desiderio e so fio, chi me servirà? Bisognerà che paga un fattor, che paga un zovene...», per concludere, più cocciuto che mai, con questa risposta: «Ho letto, ho visto, ho pensà. Ghe torno a dir, mia nezza xe maridada» (Atto III, sc. II).

Non se ne fa nulla. Ma nel frattempo Marcolina e Fortunata hanno sorpreso Nicoletto e Cecilia che leticano. Quel mammalucco strombettò alla cameriera, già lusingatasi d’aver azzeccato in lui un tocco di marito, che a quanto gli comunicò in tutta segretezza il padre, sposerà domani la padroncina; onde figuratevi il dispetto e la rabbia di lei. Marcolina e la sua amica, prima con le cattive, poi con le buone, riescono a persuaderlo, poichè ha un debole per Cecilia, a pigliarsela, entrambe provvederanno al loro pane. Detto, fatto: si manda per due testimoni, si sposano, e la sposa tanto per non perdere tempo, va a rinchiudersi col suo ometto.

«Mo no la podeva andar megio!» esclama Fortunata. «Tegniralo sto matrimonio?» le chiede Marcolina. E l’amica: «Oe; i novizzi xe in camera; che i lo desfa, se i pol». Questa scena (III, VII) in cui entra anche Meneghetto, che viene a congedarsi mortificato per la risposta negativa di Todero, è pur essa bellissima:

Men. Ho parla, ho fatto quel che ho podesto, e no gh’è remedio.

Marc. No? (ridendo).

For. No dasseno? (ridendo).

Men. Le ride?

For. Anca sì, ghe xe remedio.

Men. Mo come?

For. Oe, alle curte...

Mar. Levemolo da pena (a Fortunata).

For. Nicoletto l’ha fatta.

(Tutte due parlano sì presto, che Meneghetto ch’è in mezzo di loro, rimane quasi stordito).

Mar. El s’ha maridà....

For. L’ha sposà Cecilia....

Mar. E so pare no sa gnente...

For. No gh’avemo più paura de lu...

Mar. La mia putta xe in libertà...

For. E la sarà vostra de vu...

Mar. Co el se contenta de aspettar la dota...

For. Siora sì, l’ha promesso, e l’aspetterà.

Mar. Ma destrighemose...