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66 ATTO TERZO


Leonardo. Perchè tutti vanno, e il signor Filippo vorrà andare, e la signora Giacinta infallibilmente oggi vorrà partire, e mia sorella mi tormenta all’estremo per l’impazienza d’andare, e per cento ragioni io non mi potrò trattenere.

Fulgenzio. Poh! fin dove è arrivata la passione del villeggiare! Un giorno pare un secolo. Tutti gli affari cedono; via, anderò subito; vi servirò, vi soddisfarò. Ma, caro amico, soffrite dalla mia sincerità due parole ancora. Maritatevi per far giudizio, e non per essere piucchè mai rovinato. So che le cose vostre non vanno molto felicemente. Ottomila scudi di dote vi possono rimediare; ma non li spendete intorno di vostra moglie, non li sagrificate in villeggiatura; prudenza, economia, giudizio. Val più il dormir quieto, senza affanni di cuore, di tutti i divertimenti del mondo. Fin che ce n’è, tutti godono. Quando non ce n’è più, motteggi, derisioni, fischiate, scusatemi. Vado a servirvi immediatamente. (parte)

SCENA II.

Leonardo, poi Cecco.

Leonardo. Eh! dice bene; mi saprò regolare; metterò la testa a partito. Ehi, chi è di là?

Cecco. Signore.

Leonardo. Va subito dal signor Filippo e dalla signora Giacinta. Di’ loro che mi sono liberato da’ miei affari, e che oggi mi darò l’onore di essere della loro partita per Montenero. Soggiungi che avrei una compagnia da dare a mia sorella in calesso, e che, se me lo permettono, andrò io nella carrozza con loro. Fa presto e portami la risposta.

Cecco. Sarà obbedita.

Leonardo. Di’ al cameriere che venga qui, e che venga subito.

Cecco. Sì, signore. (Oh quante mutazioni in un giorno!) (parte)