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68 ATTO TERZO


farò una confidenza non da padrone, ma da amico. Si tratta che il signor Filippo mi dia per moglie la sua figliuola con dodicimila scudi di dote. Volete ora ch’io perda il credito? Mi volete vedere precipitato? Credete ch’io sia in necessità di fare gli ultimi sforzi per comparire? Avrete cuore ora di dirmi che non si può, che è impossibile, che non mi potete servire?

Paolo. Caro signor padrone, la ringrazio della confidenza che si è degnato di farmi; farò il possibile: sarà servita. Se credessi di far col mio, la non dubiti, sarà servita. (parte)

SCENA IV.

Leonardo, poi Vittoria.

Leonardo. È un buon uomo, amoroso, fedele; dice che farà, se credesse di far col suo. Ma m’immagino già che quel che ora è suo, una volta sarà stato mio. Frattanto vo’ rimettere in ordine il mio baule.

Vittoria. Orsù, signor fratello, vengo a dirvi liberamente che da questa stagione in Livorno non ci sono mai stata, e non ci voglio stare, e voglio andare in campagna. Ci va la signora Giacinta, ci vanno tutti, e ci voglio andar ancor io. (con caldo)

Leonardo. E che bisogno c’è che mi venite ora a parlare con questo caldo?

Vittoria. Mi scaldo, perchè ho ragione di riscaldarmi, e andrò in campagna con mia cugina Lugrezia e con suo marito.

Leonardo. E perchè non volete venire con me?

Vittoria. Quando?

Leonardo. Oggi.

Vittoria. Dove?

Leonardo. A Montenero.

Vittoria. Voi?

Leonardo. Io.

Vittoria. Oh!