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IL VENTAGLIO 391

Geltruda. Serva. (si alza per fargli riverenza)

Candida. Serva umilissima, (s’alza ancor ella, urta, e il ventaglio va in istrada.)

Evaristo. Oh! (raccoglie il ventaglio)

Candida. Niente, niente.

Geltruda. La non s’incomodi.

Evaristo. Il ventaglio è rotto, me ne dispiace infinitamente.

Candida. Eh non importa, è un ventaglio vecchio.

Evaristo. Ma io sono la cagione ch’è rotto.

Geltruda. Non si metta in pena di ciò.

Evaristo. Permettano ch’abbia l’onore... (vorrebbe portarlo in casa)

Geltruda. La non s’incomodi. Lo dia al servo Tognino. (chiama)

Tognino. Signora. (a Geltruda)

Geltruda. Prendete quel ventaglio.

Tognino. Favorisca. (lo dimanda ad Evaristo)

Evaristo. Quando non mi vonno permettere... tenete... (dà il ventaglio a Tognino, che lo prende e va dentro)

Candida. Guardate quanta pena si prende, perchè si è rotto il ventaglio! (a Geltruda)

Geltruda. Un uomo pulito non può agir altrimenti. (Lo conosco che c’entra della passione). (da sè)

SCENA III.

Tognino sulla terrazza dà il ventaglio alle donne; esse lo guardano e l’accomodano.

Evaristo, Susanna e detti.

Evaristo. (Mi spiace infinitamente che quel ventaglio si sia rotto per causa mia; ma vo’ tentare di rimediarvi). Signora Susanna. (piano alla stessa)

Susanna. Signore.

Evaristo. Vorrei parlarvi. Entriamo in bottega.

Susanna. Resti servita. S’accomodi. (s’alza)

Evaristo. Moracchio.