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IL VENTAGLIO 393

Candida. Voi che leggete de’ buoni libri, amate di sentir delle favole. (a Geltruda)

Geltruda. Perchè no? Se sono scritte con sale, istruiscono e divertono infinitamente.

Conte. Oh, l’ho trovata. Sentite...

Crespino. (Maledetto! legge le favole!) (pesta forte)

Conte. Oh, principiate a battere? (a Crespino)

Crespino. Non vuol che li metta li soprattacchi?1 (al Conte, e batte)

Timoteo. (Toma a pestar forte nel mortaio.)

Conte. Ecco qui quest’altro canchero che viene a pestar di nuovo. La volete finire? (a Timoteo)

Timoteo. Signore, io faccio il mio mestiere. (pesta)

Conte. Sentite. Eravi una donzella di tal bellezza... (a Geltruda) Ma quietatevi, o andate a pestare in un altro luogo, (a Timoteo)

Timoteo. Signore, mi scusi, lo pago la mia pigione, e non ho miglior luogo di questo. (pesta)

Conte. Eh, andate al diavolo con questo maledetto mortaio. Non si può leggere, non si può resistere. Signora Geltruda, verrò da voi. Sentirete che pezzo, che roba, che novità. (batte sul libro, ed entra in casa di Geltruda.)

Geltruda. È un poco troppo ardito questo signor speziale. Andiamo a ricevere il signor Conte. (a Candida)

Candida. Andate pure, sapete che le favole non mi divertono.

Geltruda. Non importa, venite, che la convenienza lo vuole.

Candida. Oh questo signor Conte! (con sprezzo)

Geltruda. Nipote mia, rispettate, se volete essere rispettata. Andiamo via.

Candida. Sì sì, verrò per compiacervi. (s’alza per andare)

  1. Così l’ed. Zatta, ma senza l’interrogativo. Nelle recenti edizioni del Ventaglio, curate dal Masi, dal Padovan, dal Momigliano, dal Vaccalluzzo, è stampato: Non vuol che le metta i sopratacchi? Il Menghini stampa: che li metta i ecc.; e Cesare Levi: che gli metta i ecc.