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IL VENTAGLIO 397

Evaristo. Ma vi raccomando la segretezza. (a Giannina)

Giannina. Lasci far a me, e non dubiti niente.

Evaristo. Addio.

Giannina. A buon riverirla.

Evaristo. Mi raccomando a voi.

Giannina. Ed io a lei. (riprende la rocca, siede e fila)

Evaristo. (Vuol partire, si volta, e vede Candida sulla terrazza) (Oh, eccola un’altra volta sulla terrazza. Se potessi prevenirla!) (da sè, guarda intorno, e le vuol parlare) Signora Candida?

Candida. (Gli volta le spalle, e parte senza rispondere.)

Evaristo. Che vuol dir questa novità? Sarebbe mai un disprezzo? Non è possibile... So che mi ama, ed è sicura che io l’adoro. Ma pure... Capisco ora cosa sarà. Sua zia l’avrà veduta, l’avrà osservata, non avrà voluto mostrare presso di lei... Sì sì, è così, non può essere diversamente. Ma bisogna rompere questo silenzio, bisogna parlare alla signora Geltruda, ed ottenere da lei il prezioso dono di sua nipote. (via)

Giannina. In verità sono obbligata alla signora Candida che si ricorda di me. Posso far meno per lei? Fra noi altre fanciulle sono piaceri che si fanno e che si cambiano senza malizia. (filando)

Coronato. (S’alza, e s’accosta a Qiannina) Grand’interessi, gran segreti col signor Evaristo!

Giannina. E cosa c’entrate voi? e cosa deve premere a voi?

Coronato. Se non mi premesse, non parlerei.

Crespino. (S’alza pian piano dietro Coronato per ascoltare.)

Giannina. Voi non siete niente del mio, e non avete alcun potere sopra di me.

Coronato. Se non sono ora niente del vostro, lo sarò quanto prima.

Giannina. Chi l’ha detto? (con forza)

Coronato. L’ha detto e l’ha promesso, e mi ha data parola, chi può darla e chi può disporre di voi.

Giannina. Mio fratello forse... (ridendo)

Coronato. Sì, vostro fratello, e gli dirò i segreti, le confidenze, i regali...