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LA GELOSIA DI LINDORO 127

come faceva, e che Fabrizio non sia il mezzano di questa tresca. Ed io resterò in questa casa a fronte di due nemici dell’onor mio? Soggetto ad un padrone che si burla di me, e mi vieta d’usare quell’autorità ch’ogni legge m’accorda? No assolutamente, non lo vuo’ più soffrire. Voglio sortire di1 questa casa, Zelinda è mia: mi dovrà seguitare. L’amo ancora questa perfida, questa ingrata, sì, l’amo ancora, e l’amo sempre a dispetto mio. Ma sia di me quel che piace al destino, voglio andarmene immediatamente. Son giovane, non manco d’abilità; mio padre non mi potrà negar gli alimenti. La provvidenza non manca a nessuno: nasca quel che sa nascere, si ha da partire. Unirò le mie poche robe2... Ha detto che queste camiscie sono mie, non le lascierò. (va mettendo la biancheria nella cesta) Con quant’amore mostrava ella di lavorare per me! quanta tenerezza pareva ch’ell’avesse per suo marito! Ecco cosa sono le donne! Sanno fingere a questo segno (levando l' ultima camiscia, trova la lettera) Che cos’è questa carta? Pare una lettera: ma non v’è soprascritta, e non ci vedo sottoscrizione. Vediamo. Non la capisco. Pare scritta in francese. Sfortunatamente per me, non capisco il francese. Ma chere a mie. (legge all’italiana) Non comprendo cosa voglia dire questo ma chere. Oh quanto pagherei di poter capire! Scommetto che in questa carta si contiene il segreto che le ha comunicato Fabrizio. Scommetto ch’è una lettera di don Flaminio. Zelinda intende il francese perfettamente, sa ch’io non l’intendo, e si fida di potermi meglio deludere ed ingannare, altrimenti non l’avrebbe lasciata qui. Ma non potrei io ingannarmi? Non potrebbe essere una carta semplice ed indifferente? Che mai vuol dire? Ma chere a mie? cercherò un dizionario. Verrò in chiaro della verità. Sono in sospetto, ho ragione di esserlo, e vo’ tentar di chiarirmi. (continua a mettere nella cesta, e si mette la lettera in saccoccia)

  1. Altre edizioni posteriori: da.
  2. Ed. Zatta: robbe.