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GLI AMORI DI ZELINDA E LINDORO 19

Fabrizio. Vi assicuro, signore, ch’io mi sentiva rodere per parte vostra. Vedete voi quell’armadio? Là dentro mi sono celato per intendere, per rilevare, e per voi l’ho fatto, per voi, ed ho rilevato ed ho inteso cose, che mi facevano inorridire. Come? il mio padrone un imbecille, una caricatura, un fanatico?

Flaminio. Giuro al cielo! a me questo?

Fabrizio. Vi assicuro, che se non fosse stata la prudenza che mi avesse trattenuto...

Flaminio. Qual prudenza a fronte delle ingiurie?

Fabrizio. Signor mio, la prudenza è necessarissima. Se si fa dello strepito, vostro padre viene a rilevare che voi amate Zelinda.

Flaminio. È vero, conviene dunque ch’io soffra.

Fabrizio. Ma che vi disfacciate di quest’ardito.

Flaminio. Hai ragione, ne parlerò a mio padre, e ne parlerò in modo che lo manderà via.

Fabrizio. Ma soprattutto non date a conoscere la vostra passione.

Flaminio. Sarò cauto. Mi guarderò di darne alcun segno.

Fabrizio. Mi preme troppo la vostra quiete e la vostra soddisfazione.

Flaminio. Ti ringrazio, e non lascierò di ricompensarti.

Fabrizio. Non perdete tempo, signore.

Flaminio. Vado subito. (È gran fortuna aver un servitore fedele). (da sè, parte)

SCENA V.

Fabrizio, poi Lindoro.

Fabrizio. Questo si chiama cavar la castagna dal foco colla mano altrui. Che vada Lindoro fuori di casa, e mi comprometto di guadagnare l’animo di Zelinda. Ella ha voglia di maritarsi. Don Flaminio non avrà mai la permissione di sposarla. Io sono in buon credito presso il vecchio; affè di bacco, non ci vedo altri ostacoli per averla.

Lindoro. (Ecco il mio tormento e l’ho sempre dinanzi agli occhi). (da sè, vedendo Fabrizio)