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430 ATTO SECONDO


se i me permette, el primo brindese1... alla salute de sior Gasparo.

Tutti. Evviva. (tutti prendono da bere)

Raimondo. Evviva el sior Gasper. Ma la va longa sta ctàa. Nol vien mai?

Lissandro. Adessadesso el vegnirà.

Cecilia. E mi alla salute de siora Tonina.

Tutti. Evviva.

Lucietta. (Col gotto in mano vorrebbe bevere, e non sa come fare; va menando il gotto, poi si alza e dice) Oh, alla so bona conservazion. (beve)

Tutti. Evviva. (ridendo)

Lucietta. (Quando ha bevuto, scola il gotto in terra.)

Cecilia. Oe l’abito, in malora. (forte a Lucietta)

Cattina. (Curiosa guarda le buccole sotto la tavola.)

Raimondo. Coss’è quel negozj? (a Cattina)

Cattina. Eh gnente.

Raimondo. A j ò vist a luser.

Cattina. Le mie buccole che ho rotto giersera. (mette in saccoccia)

Raimondo. Demle a mi, che av le farò accomodar.

Cattina. Oh giusto.

Raimondo. Demle a mi, ve digh.

Cattina. Ghe le darò.

Cecilia. (Vedeu?) (urtando Bortolo)

Bortolo. (Si vede agitato.)

Lissandro. Gossa gh’ala? De le buccole da far comodar? (a Cattina)

Cattina. Sior sì; gh’ho rotto el ganzo2 giersera.

Lissandro. (Si alza e va da Cattina) La me le daga a mi, che el xe el mio mestier.

Cattina. Sior sì, tolè: eh, ehm. (tosse)

Lissandro. (Ho capio). (da sè) Eh gnente, ho visto. Domattina ghe le porterò comodae. (guarda e mette via, e torna al posto)

  1. Cta, termine stretto bolognese, e significa questa istoria, questa faccenda.
  1. Nel testo dello Zatta è stampato brindesi.
  2. Gancio, uncino: Patriarchi e Boerio.