Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1922, XXI.djvu/70

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64 ATTO SECONDO

Flaminio. Vi domando perdono...

Lindoro. Veramente nelle case onorate... (a don Flaminio riscaldandosi un poco)

Flaminio. A voi non conviene parlare. (a Lindoro)

Lindoro. (Ha ragione; ma non lo posso soffrire). (da sè)

SCENA XIX

Fabrizio e detti.

Fabrizio. Con permissione.
(Zelinda, Lindoro e don Flaminio si turbano alla vista di Fabrizio)

Barbara. Che maniera è questa d’entrare?

Fabrizio. Domando perdono. Ho trovata la porta aperta.

Zelinda. (Povera me!) (da sè)

Lindoro. (Siamo precipitati). (da sè)

Flaminio. (Con qual’intenzione sarà venuto costui?) (da sè)

Fabrizio. (Zelinda! Lindoro! il padrone! a me, a me. Sono capitato in buon punto.)

Barbara. Ebbene, chi siete? chi domandate? cosa volete? (a Fabrizio)

Fabrizio. Scusatemi, sono venuto qui per il mio padrone. (a Barbara, accennando don Flaminio)

Barbara. E’ il vostro servitore? (a don Flaminio)

Flaminio. Sì, signora: che cosa vuoi? (a Fabrizio)

Fabrizio. Signore, vostro padre vi cerca e vi domanda. Ha saputo che siete qui, ha saputo che correte dietro a Zelinda, che volete amarla e seguirla a dispetto suo, e vi fa sapere per bocca mia...

Barbara. Come, signore? venite in casa mia col pretesto di far a me una finezza, e vi servite della mia buona fede per soddisfare la vostra indegna passione? Vergognatevi di un tal procedere, indegno d’un cavaliere d’onore, e contentatevi di ritirarvi...