Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1923, XXII.djvu/249

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Leandro. Sì, ma non per ora.

Costanza. Potrei sapere il perchè?

Leandro. (In atto di partire) Un affare m’obbliga di sortire.

Costanza. (Agitata, e seguendolo) Sarebbe forse per la dote?

Leandro. Non lo so... Non ho altro a dirvi... Ci rivedremo, (parte)

SCENA XVII.

Costanza sola.

Che mai vuol dire!... Da che mai dipende questo suo turbamento, questo suo parlare tronco e confuso? Potrebbe darsi che mio marito!... No, Leandro è prudente, metodico, ordinato, e non può essere che gli affari di famiglia sieno in disordine1.

SCENA XVIII.

Costanza, Angelica.

Angelica. (Senza veder Costanza) Se mi riuscisse di veder Marta...

Costanza. (Chiamandola con tuono d’amicizia) Angelica.

Angelica. (In aria d’esser malcontenta) Signora.

Costanza. (Con amicizia) Dove andate, cognata?

Angelica. (Con aria sdegnosa) Vado... in qualche parte...

Costanza. Mi parete alterata, irritata.

Angelica. Sì signora, lo sono, ed ho ragione di esserlo.

Costanza. Siete sdegnata contro di me?

Angelica. (Col medesimo tuono) Non lo so; ma potrebbe darsi.

Costanza. Ascoltate, figliuola, se è il progetto del ritiro che vi dispiace, siate certa ch’io non ne ho parte alcuna. Io vi amo di cuore, e farò sempre quanto potrò per rendervi soddisfatta.

Angelica. (Da sè, lasciando cader qualche lacrima) (Come sa ben fingere!)

Costanza. Che avete? Voi piangete?

Angelica. (Da sè) (La conosco, non me ne fido).

  1. L’originale francese è più sobrio.