Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1923, XXII.djvu/267

Da Wikisource.

259


Dorval. Avreste voi ripugnanza di cambiar stato?

Angelica. Io dipendo dalla volontà di mio zio.

Dorval. Volete che vi dica qualche cosa di più?

Angelica. (Con segni dì gioia e modestia) Come vi piace.

Dorval. La scelta dello sposo è già fatta.

Angelica. (Da sè, agitata) (Oh cielo! se non è Valerio, io son perduta).

Dorval. (Da sè) (parmi che la nuova non le dispiaccia).

Angelica. Signore, se avessi coraggio... vi dimanderei...

Dorval. Che?

Angelica. Lo conoscete voi quello che mi vien destinato?

Dorval. Oh lo conosco perfettamente, e voi pure lo conoscete.

Angelica. (Con segni di contentezza) Lo conosco? Io? (da sè) (Ah! se fosse Valerio).

Dorval. Certamente voi lo conoscete.

Angelica. Ma come? Dove posso averlo veduto?

Dorval. Qui in questa casa, e qualche volta nel vostro medesimo appartamento.

Angelica. (Con gioia) È egli di una condizione come la nostra?

Dorval. A poco presso.

Angelica. Statura ordinaria?

Dorval. Precisamente.

Angelica. (Con più calore) Giovine?

Dorval. Oh! se non fosse poi tanto giovine!

Angelica. (Conturbata) Come! mio zio vorrebbe sagrificarmi?

Dorval. Sagrifìcarvi?

Angelica. Se intende maritarmi senza la mia inclinazione... Ma no, non lo credo; mio zio è buono, non vorrà forzare il mio cuore... Qualcheduno1 gli avrà posto in capo di dispor di me senza consultarmi; se conoscessi la persona che si è data questa pena inutile...

Dorval. Veramente l’idea della scelta gli è venuta da lui medesimo.


  1. Testo: qualche d’uno.