Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1923, XXII.djvu/268

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Angelica. Voi ne siete certo?

Dorval. Ne son sicurissimo.

Angelica. Si vede che voi siete l’amico intimo di mio zio; voi avete della bontà per me, spero che vi riuscirà dissuaderlo; assicuratelo che dipenderò in tutto da lui: ma non su quest’articolo, che deve interessare il mio cuore.

Dorval. (Da sè) (Ah! ah! non vi è male; sa parlar quando vuole), (ad Angelica) Ditemi la verità, signorina, avreste per avventura il cuor prevenuto?

Angelica. Ah! signore...

Dorval. Vi capisco.

Angelica. Abbiate pietà di me.

Dorval. (Da sè) (L’aveva ben preveduto; fortuna che non ne sono innamorato; ma cominciava a sentirne qualche pizzicore interno).

Angelica. Voi non mi risponclete?

Dorval. Ma signora...

Angelica. Avreste voi qualche affezione particolare per la persona che mi avean destinata?

Dorval. Un poco.

Angelica. Vi avverto, vi protesto che l’odierei.

Dorval. (Da sè) (Povera figlia! Mi piace la sua sincerità).

Angelica. Siate umano verso di me, siate generoso, compassionevole.

Dorval. Sì, mi sento penetrato di stima e di tenerezza. Parlerò a vostro zio; spero che sarete contenta.

Angelica. (Con tenerezza) Ah! quanto vi sarò obbligata! Voi sarete il mio protettore, il mio benefattore, mio padre.

Dorval. (Da sè) (Dal padre allo sposo vi è una gran differenza). (ad Angelica) Consolatevi, prendo il più grande impegno per voi.

Angelica. (Prendendolo per la mano) Voi mi fate piangere di consolazione.