Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1923, XXII.djvu/296

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considera come il capolavoro Goldoniano, è molto invecchiato a mio avviso. È un brav’uomo, d’un temperamento originariamente molto selvatico, che è stato ammaestrato perchè potesse presentarsi sulle tavole della Comédìe-Francaise. L’abituarono a portar guanti, a studiare il gesto, a non bestemmiare come Lunardo e Sior Todaro. Gli stranieri che del Goldoni volessero farsi un’idea giusta dietro la lettura del Burbero s’ingannerebbero a partito" (Toldo, L’oeuvre de Molière, ecc., Torino, 1910, pp. 374, 376).

Del trionfo del B. b. che segnò certo la più alta gioia nella vita artistica del Goldoni, egli volle mettere a parte senza indugio fautori e amici lontani: il Voltaire, il Metastasio, il De Llano, ministro di Parma. Il Metastasio gli rispose in data 30 dicembre 1771 con questo giudizio: "Il soggetto della commedia è ingegnosamente immaginato, ed eseguito poi con tale connessione e vivacità di scene, che non ammette mai il minimo ozio, e semper ad evenlum festinat. Le fisionomie de’ personaggi son tutte vere, grate e costanti; gli effetti naturali e sensibilissimi, benché espressi con piccioli e franchi tratti di pennello magistrale; il dialoghismo è seducente e felice a segno, che non trova l’invidia ove l’emende; e tutto ciò in un idioma straniero! Questo a mio credere, amico dilettissimo, è la prova più incontrastabile, che finora avete data della parzialità della natura nel produrre il raro vostro talento. Io me ne congratulo con voi..." (Tutte le opere di P. M. Firenze, 1832, p. 1035; per i rapporti del M. col G. vedi la Nota Storica al Terenzio, voi. XI), E questa, in ordine di tempo, la prima critica italiana, da noi conosciuta, della commedia. L’anno dopo volle dire la sua Carlo Gozzi:

"Questa commedia, che a me piace moltissimo, non mi piace già, perch’ella piace a Parigi; ella mi piace, perchè la trovo ottima. Le commedie, ch’egli ha scritte in Italia, possono dargli il merito di aver divertito la sua nazione; il B. b. può condurre il suo merito molto più oltre, ed io m’accordo colle parole sue, espresse nella dedicatoria di quell’opera: oui, j’appelle mon premier ouvrage celui que fai l’honneur de présenter à Madame. L’unità non mendicata o stiracchiata, l’intreccio semplice, tutto verità, i difetti umani posti in vista con decenza e delicatezza, i caratteri urbani puntualmente sostenuti, i dialoghi vivi, naturali e precisi formano le bellezze di quell’operetta. Il carattere del nipote del burbero e quel di sua moglie danno prova di un buon filosofo osservatore, ed è utilissimo lo specchio loro posto sopra un Teatro. I Dalancour e le Dalancour sono moltissimi, i quali per bontà di cuore, per ambizione e per il costume, senza gran colpa vanno insensibilmente grado grado precipitandosi.... Se lo studio e le osservazioni, fatte da questo scrittore sulla coltura de’ Teatri di Parigi, lo ridussero a scrivere una buona Commedia francese, ciò non è che una conferma della mia confessione espressa qui addietro, ch’egli sia un ingegno ben disposto a farsi nel comico genere dell’onore. Se il suo Bourru bienfaisant è figliuolo delle due Commedie Veneziane di questo autore. La casa nova ed il Todaro Brontolon, che abbiamo vedute, ciò prova ch’io non errai dicendo che le sue Commedie Italiane sono una gran raccolta di scene e di materiali che possono servire d’un utile manuale dizionario comico per i talenti colti e risvegliati; e se questa Commedia che non è Dramma flebile dalle nobili passioni, piac-