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30 ATTO PRIMO

Carlotto. Oh! non vi è pericolo... (ch’io taccia).

Camilla. Questo ritratto è destinato per la signora Dorotea.

Carlotto. Da chi?

Camilla. Dal signor Roberto.

Carlotto. Cosa mi volete dare ad intendere? Un galantuomo, un uomo d’onore, come il signor Roberto, donerà il suo ritratto ad una giovane onesta e civile, alla figliuola di un amico che l’ha ricevuto in casa sua; lo donerà senza che il padre lo sappia, e senza alcun principio di matrimonio?

Camilla. È tutto vero; ma questa sera il signor Roberto parte per Roma, e glielo lascia per una finezza, senza cattiva intenzione.

Carlotto. E voi lo dareste alla signora Dorotea?

Camilla. Cosa volete ch’io faccia? La padrona mi ha tanto pregato.

Carlotto. (Eppure non ne sono ancor persuaso). (da sè)

Camilla. Datemi che glielo porti.

Carlotto. Glielo porterò io.

Camilla. E bene, dateglielo voi. Basta che il signor Anselmo non sappia niente.

Carlotto.(Bisogna dunque che dica il vero, se accorda ch’io glielo porti). Tenete, tenete. Sarà meglio che glielo diate1 voi. (glielo dà)

Camilla. Oh! sì, sarà meglio. (lo prende, e lo mette per distrazione nel taschino, dove è quello2 d’Arlecchino.)

Carlotto. Perchè non dirmi subito la verità?

Camilla. E perchè non credermi, quando dico una cosa?

Carlotto. Perchè alle volte voi altre donne...

Camilla. Oh! io non direi una bugìa per tutto l’oro del mondo.

Carlotto. Sì, sì; ma, Camilla mia, questa tresca della signora Dorotea... Questo ritratto non mi piace.

Camilla. Se parte questa sera...

Carlotto. Non importa. Se il padrone lo sapesse... io credo che siamo in obbligo di avvertirlo.

  1. Ed. Pasquali: date.
  2. Ed. Pasquali: quel.