Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1923, XXII.djvu/39

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GLI AMANTI TIMIDI 31

Camilla. No, per amor del cielo.

Carlotto. No, no, non dirò niente. (fa sospettar di voler parlare)

Camilla. Avvertite bene.

Carlotto. Se vi dico di no. (Al mio padrone vado a dirglielo immediatamente). (da sè, parte)

SCENA X.

Camilla sola.

Ho una paura grandissima che per zelo, o per vizio, costui parli. Ho fatto male io, lo so; ma ho fatto per coprire me stessa. Non vorrei che si sapesse ch’io ho dell’amore per Arlecchino. Non che mi prema di Carlotto, che non ci penso; ma non voglio che si sappiano i miei segreti. Non ho parlato; non l’ho detto a nessuno, e nessuno l’ha da sapere. Non so, s’io abbia da rimettere il ritratto sul tavolino...

SCENA XI.

Dorotea e la suddetta.

Dorotea. Camilla. (con premura)

Camilla. Signora.

Dorotea. Datemi il ritratto che vi ha dato per me il signor Roberto.

Camilla. Come lo sapete che vi ho da dare un ritratto?

Dorotea. Me l’ha detto egli stesso.

Camilla. (Dubitava di Carlotto). (da sè)

Dorotea. Licenziandosi da mio padre, me l’ha detto in passando.

Camilla. Che dite eh? Vuol partire.

Dorotea. Ma! pur troppo per me.

SCENA XII.

Il Servitore e le suddette.

Servitore. Camilla, il padrone vi domanda; ma subito con premura.

Camilla. (Povera me!) (da sè) Carlotto è con lui? (al Servitore)

Servitore. Sì, parlano segretamente. (parte)