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Conte. Vi prego dirmi se ho scelto bene, e se il finimento è completo.

Dorimene. (Tenendo lo scrignetto) Per me trovo tutto ciò a perfezione, (ad Eleonora) Che dite voi, Eleonora?

Eleonora. (Con indifferenza) Io non ne ho cognizione, signora.

Araminta. Vediamo, vediamo: li conosco bene io. Non ho mai portato diamanti, ma me ne saranno passati per le mani nel mio commercio per più di un milione, (prendendo lo scrignetto) Sì, sono belli: l’acqua è bellissima. L’assortimento è perfetto: e quanto ve li vogliono far pagare?

Conte. Oh! circa al prezzo, quest’è un segreto che resta fra di noi. (al Giojelliere) Non è egli vero?

Giojelliere. Signore... non ho niente da dire sopra di ciò.

Araminta. (Da sè) Male malissimo. Sarà ingannato. Viene per domandar consiglio, e poi non ascolta chi può consigliarlo.

Conte. (Al Giojelliere, piano) Amico, volete voi confidarmi i vostri diamanti per tre o quattro giorni?

Giojelliere. (Piano al Conte) Se queste signore li trovano belli e bene assortiti...

Conte. (Piano al Giojelliere) Va bene, ma non si comprano gioje di questo prezzo senza un poco di riflessione. Voi mi conoscete. Diffidate forse di me?

Giojelliere. Perdonatemi, signore. Servitevi come vi aggrada.

Conte. Fatemi il piacere di ritornare alla fine della settimana. Il prezzo è già stabilito. Voi avrete il denaro o i diamanti.

Giojelliere. Sì signore, a l’onore di riverirla. (parte

SCENA IV.

I suddetti, ad eccezione del Giojelliere.

Conte. (A parte) A maraviglia. Precisamente come io voleva. (ad Eleonora) Madamigella Eleonora vuol ella farmi la grazia di mettere oggi il fornimento che ho l’onore di presentarle?

Dorimene. Oggi? (con ammirazione)