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Conte. Sì oggi, giorno della soscrizione del nostro contratto. Noi avremo trenta persone a desinare con noi.

Araminta. Trenta persone?

Conte. Almeno, signora.

Araminta. (A parte) Quest’è un uomo che si rovina. Ma gli parlerò, mi farò intendere.

Conte. (Presentando lo scrignetto a Dorimene) Sorella amatissima, volete farmi il piacere di incaricarvi di questo scrignetto, e di aver l’attenzione di distribuire i diamanti intorno a madamigella. E voi, vezzosa Eleonora, lo permetterete voi? Mi farete voi questa grazia?

Eleonora. (Con freddezza) Signore mia madre non ha mai portato diamanti.

Araminta. (Bruscamente ad Eleonora) Via, via, che importa? S’io non ne ho mai portato, è perchè ho avuto un marito prudente, che non ha voluto ch’io ne portassi. Se il signor conte pensa differentemente, la convenienza vuole che li accettiate.

Eleonora. Ma voi sapete, signora...

Araminta. Oh! io so... io so.... io so quel che voi non sapete. Non mancate alla civiltà. Prendeteli, e ringraziatelo.

Eleonora. (A parte) Mi sento morire. Signore, vi sono obbligata. (al Conte

Dorimene. Ebbene, siete voi contento dell’accettazione? (piano al Conte

Conte. Contentissimo.

Dorimene. La sua freddezza non v’inquieta? (piano al Conte

Conte. Niente affatto.

Dorimene. Che uomo singolare ch’è mio fratello! (parte

SCENA V.

Frontino ed ì suddetti.

Frontino. (Al Conte, presentandogli una lettera) Signore, ecco una lettera.

Conte. Permettete voi, signore?... (alle tre donne