Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1923, XXII.djvu/426

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SCENA VII1.

Il Conte solo.

È una cosa terribile. Il lusso è arrivato ad un segno.... Grazie al cielo, non ho mai speso un soldo per fantasia, per capriccio. Il mio danaro l’ho impiegato sempre con una saggia circospezione. Non so ancora qual sia il carattere della marchesina del Bosco; ma quando sarà ella la contessa di Casteldoro, le insegnerò io a condursi alla maniera da me praticata, ad apprezzar se medesima, ed a burlarsi delle scioccherie del comune degli uomini.

SCENA VIII2.

Dorimene, Frontino, ed il suddetto. (Frontino non fa che entrare da una parte con Dorimene, e sortire solo dall'altra.)

Dorimene. Eccomi, signor fratello. Che avete voi?

Conte. Scusate, se vi ho incommodata. Voi avete lo scrignetto del finimento?

Dorimene. Eccolo qui. Lo volete?

Conte. (Prendendolo) Sì, sì: vi dirò poi la ragione.

Dorimene. Fate bene a riprenderlo, poiché per Eleonora sarebbe inutile: non è possibile di persuaderla.

Conte. Peggio per lei: se ne pentirà. Udite, sorella. Ho una confidenza da farvi.

Dorimene. Voi sapete quanto m’ interesso di cuore in tutto quello che vi riguarda.

Conte. Ho veduto la marchesina del Bosco: ho veduto sua zia, ed ho delle buone ragioni per credere ch’io son padrone, s’io voglio, di ottenere questa damina in isposa.

Dorimene. E il signor marchese?

  1. Scena 6 nell’originale, qui allungata.
  2. Scena 9 nell’originale, modificata come le altre.