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76 ATTO PRIMO

spiase co dormo. No vorave mai indormenzarme per no perder un momento de conzolazion.

Corallina. Osserva, Arlecchino, osserva i fiori che io ho piantati. Vedi come sono belli, come sono odorosi.

Arlecchino. Varda quel perer che ho incalmà. Varda che bei peri, che boni peri! (stacca una pera e la dà a Corallina) Senti, i par de zucchero, de miel, de botiro1.

Corallina. Sì, caro, ti ringrazio. Aspetta. Voglio anch’io regalarti. Tieni una rosa, un giacinto, un garofano, un tolipano. Ecco un mazzo di fiori che ti presenta la tua cara consorte.

Arlecchino. Oh benedetta! oh cara! oh che consolazion! oh che gusto!

Corallina. Vuoi tu ch’io vada a preparare da pranzo?

Arlecchino. Zitto. Vedistu là quel boschetto? Ho teso una rede e diversi lazzi, per veder se me riesce de chiappar quattro oseletti. Zitto, vago a veder pian pian, e se ghe ne trovo, te li porto; li peleremo, e ti li cusinerà ti, colle to care manine.

Corallina. Sì, sì, tu sai ch’io so fare delle piatanzine2 gustose.

Arlecchino. Oh che piatanze, condìe dall’amor, dalla pase, dalla contentezza de cuor! (si accosta verso il boschetto)

Corallina. No, non vi può essere al mondo una donna più contenta, più fortunata di me.

Arlecchino. (Vicino al boschetto) Muggier. (sotto voce)

Corallina. Cosa c’è? (sotto voce)

Arlecchino. Sento a mover. Che xe qualcossa. (sotto voce)

Corallina. Animo, da bravo.
(Mentre Arlecchino vuole allungar la mano al boschetto, esce di là una fiamma.)

Arlecchino. Aiuto. (ritirandosi)

Corallina. Cos’è stato?

Arlecchino. Ch’ho visto fogo. (timoroso)

Corallina. Dove?

  1. Butirro. - Nel testo dell’ed. Zatta è stampato per isbaglio bottiro.
  2. Ed. Zatta: piattanzine; e così poi: piattanze.