Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/355

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appendice 345

sovversione che facevano gli scritti di quelle due persone, sviando la gioventú dallo studio della nostra lingua legittima litterale, dalla eloquenza, dalla varietá dello stile e dalla colta poesia italiana ne* differenti generi.

Stanza 23.

con que’ meschin cinque ducati al mese...

Gli ufficiali militari dell’armata veneta, che venivano riformati dopo il loro servizio, restavano con la sola paga mensuale di venti soldi al giorno.

Stanza 32.

Dal suo procurator corre volando.
Ecco un messo togato viene ansante,
che intima una gran pena al conte Orlando
e nel casotto sequestra il gigante...

Dalla ottava 32 a tutta la ottava 35 l’autore della Marfisa dá un’idea al lettore de’ raggiri interminabili usati da’ causidici del fòro veneto.

Stanza 49.

da que’ che balzan giú da’ campanili...

I suicidii erano divenuti frequenti in Venezia. Parecchi disperati avevano scelta la morte volontaria con lo scagliarsi dall’enorme altezza del campanile di San Marco, e morivano stritolati e stracciati.

Stanza 56.

a’ mascalzoni affamati e assetati...

A Venezia vivono molti viziosi scioperati della plebaglia vendendo relazioni a stampa, vere, inventate o false, bandi e notizie di rei giustiziati, gridando con voci fastidiose e correndo per tutta la cittá, anche prima che l’infelice condannato abbia subita la sentenza, per trarne sollecitamente danari da spendere alla taverna.

Stanza 67.

la favola di Mida e del barbiere...

La favola di Mida, re di Frigia — che aveva le orecchie d’asino e le teneva occulte per vergogna, e del barbiere che lo tondeva