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172 memorie inutili

bravate. Egli non faceva altro che farmi ridere ancora piú. Con de’ buoni riflessi consigliai tutti, sempre ridendo, a bere dell’acqua che ammorzasse i loro vapori, e a ristringersi in un inalterabile silenzio.

Fui obbedito. Se si fossero fatti de’ schiamazzi, si averebbe dato assolutamente corpo a un effetto che, per tal contegno, cadde ammorzato da se medesimo senza interessare nessuno, come avverrá alle Memorie della mia vita.

Ebbi poscia della compiacenza d’aver riso a quel mostruoso accidente, massime leggendo Eliano storico, che nelle sue memorie riferisce un avvenimento nel modo che segue:

«Quando (dic’egli) gli attacchi pubblici di dileggio e d’ingiuria assaltano uno spirito coraggioso, si dissipano e spariscono come nebbia al vento; ma se trovano un’anima abbietta superba e vile ad un tratto, la riempiono d’una mestizia e d’una smania che sovente è seguita dalla morte. Ecco una prova. Socrate, posto apertamente in iscena con della satirica malignitá da Aristofane poeta comico, non fece che ridere saporitamente. Poliagro, nel caso medesimo di Socrate, divenne furente e s’è impiccato».

Anche la commedia d’Esopo in cittá, col suo episodio inaspettato ed aggiunto, fu un buon libretto alle osservazioni anotomiche sull’intelletto e sul cuore umano. Ciò ch’ebbi forza di non voler credere mai, fu che mio fratello Gasparo avesse parte colla sua penna e coll’animo suo nel sopra accennato episodio, ch’io lascio in libertá i miei lettori di epitetare con degli epiteti piú caricati de’ miei.