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262 memorie inutili


Alcune malattie sono tanto connesse a’ nostri istinti che non sono guaribili né dal tempo né dagli eventi né dalle riflessioni. La buona fede e la condiscendenza sono in me due infermitá che degenerano spesso in sciocchezza.

In tutto il corso della mia vita ho flagellata la ipocrisia, come si può vedere ne’ scritti miei e come sanno tutti quelli che m’hanno conosciuto e praticato.

Non posso però negare che l’apparente onestá, morigeratezza e pietá, sostenute per tanto tempo da’ comici da me protetti, non fosse comoda a’ loro amici ed utilissima alle loro ricolte, e che la libertá di pensare e d’operare, introdotta tra essi dalla scienza del corrente secolo e dalla chiamata coltura, non gli abbia ridotti fabbricatori della torre di Babilonia.

Gli ho veduti passare dagli agi alla povertá; non conoscersi piú per parenti né per amici, tutti disgiunti, tutti l’uno dell’altro sospettosi, tutti nimici irreconciliabili ad onta di molti miei tentativi amichevoli, a tale che finalmente ho dovuto allontanarmi da quelli, come dirò nel progresso di queste Memorie.