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parte seconda - capitolo xlvii 167

sciagura. Ah, perché non sono come sei tu tutti gli uomini! Tu non sai quanto grande sia lo sforzo dell’animo mio nel palesarti una vergogna che nessuna altra ragazza ti paleserebbe. Crederei una maggior vergogna a non essere ingenua con un amico che adoro. Non mi abborrire o uccidimi.

Dette queste parole ella proruppe in un pianto da cui mi sentiva bagnare il petto. Una tal narrazione mi rese sospeso e m’empié d’amarezza. Quel tal colonnello ch’ella m’aveva nominato era in fatti un famoso stupratore di ragazze e un di presso il «Sinadato» della mia favola allegorica teatrale: La Zobeide, che, godute alquanti giorni le giovinette, le trasformava in giuvenche e le mandava alla pastura. Il gran potere che quel colonnello aveva sui popoli della Dalmazia lo salvava da’ rigori della giustizia.

La ragazza levò i suoi begli occhi lacrimosi verso me, e vedendomi sospeso e conturbato esalò un intenso sospiro, esclamando: — Ah, tu m’abborrisci, tu m’abborrisci; uccidimi, uccidimi per pietá! — Ricadde nel suo pianto e nel mio seno. M’inchinai a confortarla e ad accarezzarla senza sapere ciò ch’io dicessi o facessi. Ella si scagliò impetuosa al mio collo, appressando le sue labbra alle mie per la prima volta con una aspirazione affannosa. Il suo fiato era un’ambrosia che mi rapiva e m’allagava le viscere. Ella spense con un soffio il lumicino, non so se per nascondere il suo rossore o per darmi coraggio, e ... ... ... Ulularono le ninfe.

Stendo una densa cortina sull’ebbrezza de’ soavi errori d’una intera notte di due giovinetti affascinati dal piú fervido amore. Accompagnai a casa verso l’alba l’oggetto divenuto per me una gemma inapprezzabile. Gli affetti s’erano raddoppiati. Mettemmo de’ concerti, che credemmo cauti, per delle nuove dolcezze.

Ella ebbe della pena a staccarsi dal mio fianco. Si separammo finalmente, e me ne andai per dormire; ma invasato da delle immagini per me nuove e punto da qualche rimorso, non potei chiuder occhio.

Accecati in una tresca reciprocamente infiammata in cui per due mesi fummo immersi, tresca che noi speravamo secreta