Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/111

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84 è in inferno detto Malebolge% TìUio di pietra e di ca- hr i^ERRiGNO^ D. 5. f^erdi panni ^ Sj^nguigni^ oscuri^ e persia Non iresti donna unquanco. P. 6. In mi mio primo gios^nile errore ecc. P. 7. Non impedir lo suo fatale andare. D. Altre sei terminazioni di aggettivi son comprese iu questi esempj; tre de’ quali in ace^ in ibile ^ e in itivo^ son tolte dai verbi; e tre in igno^ in ile^ e in tde^ derivan da nomi. La prima in ace dichiara eccesso, nella perso- na disegnata per tale aggiunto, nelF oprar di quella azio- ne che esprime il verbo onde è tratto Taggettivo; e seb- bene il vocabolo seguace non faccia sentire troppo be- ne questa idea^ ella è percettibile in rapace^ e in altri aggettivi di tal sorta, quali sono loquace^ mordace^ men- dace. L’aggettivo che termina in ibile è, il più, dato alle cose; e significa potenza impotenza in esse a pro- durre quello atto che il verbo comprende, come il voca- bolo incredibile del secondo esempio dimostra; e come si può scorgere in altri aggettivi di simil natura, tangibile^ fattibile y indicibile. L’aggiunto che finisce in ivotxAi^ concepire T idea di un’azione che non s’arresta mai; e dif- ferisce da quello che termina in ante o in ente per ci& solo che questo esprime capacità, tendenza, o disposizio- ne a quella cotale azione compresa neiraggettivo, quan- do capiti Poccasione; laddove l’altro la dimostra in at- to , e indefinita nel tempo. La terminazione in igru> ài" mostra qualità del modificato oggetto tendente a quella cosa che nell* aggiunto è compresa; onde i vocaboli /<?/*- rigno e sanguigni dinotan tendenza in quei panni, in quel- la pietra al color del ferro e del sangue; così maligno ac-