Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/117

Da Wikisource.

90

C’è un’altra desinenza icciatto o icciattolo, che esprime il massimo disprezzo. La Crusca produce il seguente esempio: Egli è un certo omicciatto, che non è nessun di voi che, veggendolo, non gli venisse a noia.

Qualche volta un nome modificato da una di queste terminazioni, muta il genere. Nel primo esempio da scodella si è fatto scodellino; così da botte si fa botticello.

Le desinenze one e accio degli aumentativi si possono usare come abbiam detto, con ogni nome, ma impossibile sarebbe lo stabilir regole per li diminutivi. L’una desinenza sta meglio a una parola che l’altra, o per uso, o proprio per suono. La pratica sola de’ buoni scrittori ci può fornire quella delicatezza di gusto che bisogna a far buona scelta de’ diminutivi.


CAP. IX.

DE’ COMPARATIVI E DE’ SUPERLATIVI


Comparativo chiamasi l’aggettivo che contiene in se una idea di comparazione. Propriamente i comparativi non sono della lingua italiana; che quei pochi che ci si trovano sono tolti dal Latino, come migliore, peggiore, maggiore, minore, superiore, inferiore; ma poiché gli altri aggettivi non si possono ridurre allo stato di comparativi con aggiungere loro una sillaba come nel Latino, cioè facilis, facilior; doctus, doctior; e nell’Inglese fine, finer; easy, easier; noi parleremo, non di comparativi, ma delle comparazioni o del-