Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/141

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ii4 loy essendo in parte affermativa, non potrebbe patire alcu- na negazione* Senza che, la gradazione da poco a niente fa si che non si senta difetto di negazione. I • E sUo trow luif %H)lete wi che io gli dica nolLj4 ? F. a. Questa è quella wlta che io mi accorgerò se tu se* buona a MwtLji. F. 3. Vedendo noi per natura la buona for^ tana altrui con mal occhio ; e nivnì estimando doversi moderare^ più di quei che già ci vedemmo uguali. Day. La voce nulla par bene adoperata ne* priaii due esem- pj nel senso di qualche cosa^ il che fece dire al Bartoli che ,1 in nostra lingua il niente e il nulla si spendon per qual- che cosa; ,, ma pur non è; e anche quivi comprende il suo solo senso negativo. Se nulla vi avesse il valore di alcuna cosan s*avria allora a poter dire indifferentemente: Io gli voglio dir nidla; Ti sei buona a nulluy in luogo di. Io gli voglio dir qualche cosa^ Tu sei buona a qualche cosa. Oa- d’ è adunque che, se in quei due casi si porrà qualche cosa^ le due proposizioni verranno ad esprimere il medesimo ? La ragione è che esse contengono ambedue un*idea sospesa tra il sì e il no* Nel primo questa è evidente a cagione della interrogazione, la quale lascia il deliberare in arbitrio della persona cui è diretta ; nel secondo mostra che la persona a cui vanno le parole sia stata in vero non buona a nulla in- fino a quelPora, ma che dia da sperare per quella volta, qua- si per uno sforzo sopra sua natura. Si dirà dunque che, in quo* due casi , alla voce nulla si può sostituire qualc/ie casa y perdio due idee, Tuna affermativa e T altra nega- tiva, si possono dedurre da quelle parole ; ma non che Tuilla significhi qualche cosa „ per la contraddizion che noi consente . „ Nello stesso modo si usano ancora me/i- te, nessuno^ e niuno.