Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/149

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i» In tutto lo spazio della s^ita non ebbe più che unj figliuola. B. a. Se una pecora si gittasse da una ripa di mille passi f tutte le altre V andrebbero dietro. D. 3« In una loggetta ai^esfa dipinta la battaglia dei topi e delle gatte. B«  4- /^i gittò sopra UN pannacelo d un saccone. B. ’ L* aggettivo uno si usa qual namerale^ come nelle e- spressioni una figliuola e una pecorai e talvolta qual sem- plice segno a disegnare un nome specificato, così come di- cemmo r articolo addita un nome determinato. Per que- sto lo chiamano^ in alcune lingue, articolo; che a me pare a torto, poicbò il dimostrativo quello che fa proprio T ufficio di disegnare un nome tolto dalla specie al particolare, non ò per tutto ciò chiamato articolo. Si nomini ciascun vocabo- lo per lo suo ’proprio nome. Uno è, in ogni caso, aggetti- vo, come prova la desinenza che si muta a grado del nome; e negli esempj una ripa^ una loggetta^ un pannacciOf un saccone f serve a dinotare una cosa specificata e distinta dal genere alla specie. L* espressione di mille passi speci- fica ripa; il diminutivo in loggetta^ e V aumentativo inpan’ naccio e in saccone, specifica e distingue questi due ogget- ti dalle altre logge, dagli altri panni; cioè dalle altre cose del medesimo genere; dico che è un distinguere dal gene- re alla specie, e non dalla specie al particolare ; perchè il vocabolo medesimo uno è ancora vagò e indeterminato, e compreso in una specie divisibile in unitadi. Quindi i di- minutivi e gli aumentativi sono sempre precedati da que- sto segno* Si dice; Questi è italiano, e quegli è un fran- cese mio amicoi Secondo uom di nlla, e egli è un uom del- la pillai Té sei procuratore , e tu sei un 9il procuratore ; Gli venne a memoria messer FhancescQ, e gU i^enne a me’