Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/154

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so tre, perchè il concetto di questo modo ellittico e bello sfugge alla percezione di chi ha poca lettura de* classici. Nel discorso famigliare , quando si fa naenzione di alcuno poco conosciuto, si suol dire: Conoscete voi un certo Nic^ caio ? Ora , questo modo corrisponde a quello che si trova usato ne’ classici col semplice un^ come per Io quarto esem- pio appare: un Niccolò da Grignano^ cioè d’un uomo chia- mato ecc. Il quinto esempio dimostra che si possa usare uno nel plurale , quantunque V idea contrasti col buon senso» Gli uni e gli altri^ che corrisponde al dir più nostro questi e quelli^ io il credeva gallicismo, pi ima che mi venisse scon«  trato in F. B. da S. G.

• Metti cinque mila fiorini de tuoi contro a mille 

dè^ miei. B. a. Più di cento spirti entro sediero ( sedeva-- no). D. 3. f^idio MtauAiA di lucerne. D. 4- Tre mila du^^ CENTO cinquanta miglia. D«  Produco il primo eséfaipio non per altro che per av- vertire coloro che errano nell* uso ài mille e mi7a, adope- rando mille anch e nel plurale. Cento non muta. Si scrive duecento^ ducente^ e dugento; la prima forma è la più u- sata. Centinaio e migliaio^ numeri indeterminati , fanno nel plurale centinaia e migliaia^ e quantunque con l’aggiunge- re altri numeri a mila e milioni si possa andare alP infini-’ to i vocaboli centinaia e migliaia^ a cagion dell’essere in- detenninatiy meglio esprimono la confusione dell’ infinitade. I. Guglielmo secondo^ re di Sicilia^ ebbe duefigliuO" li. B. a. f^irgilio dice nel quarto dell* Eneide^ che la fa^ ma vive per esser mobile. D. 3. Di Parigi il primo di Gen- naro. Bcntivoglio. 4« Di Firenze olii q^^ttordicì Genna- io. Day. 5. Di JSorha li t redi a di Settembre. Caro. L