Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/179

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i5:i è particolarità. Questa idea si esprime meglio assai per lo aggettivo chente usato dal Boccaccio, ma non imitato poi da alcuno; dicendo egli: O amore e H enti e quali sono le tue forze ! cHEjfTì i consigliì e cbenti gli as^enimentiì Dispiacemi che questo chente non sìa stato accolto nella lin- gua, poiché una simile esclamazione è impossibile espri- merla con che. DEL PROROME CONGIUNTIVO CHI I • Chi sei tu^ che questo mi fai? B. 2. cbì siete voi^ che fuggito aifete la prigione eterna? D. 3. cffi loda se mo’ stra che non creda esser buono tenuto* D. 4* ^^^ tenea con r uno e chi con r altro. B. 5. Erano in Parigi quji per una bisogna e qtJAL per un^ altra. li congiuntivo chi è pronome che comprende in se più sensi, dei quali ecco 1* analisi. Nel primo esempio significa che uomo; nel secondo, che uomini; nel terzo fuorno che; nel quarto comprende un uomo che^ e si sottintende era a- vanti a che. Donde si vede che nelle interrogazioni chi serve per singolare e per plurale; negli altri due casi non è usato per lo plurale, benché se ne trovino alcuni esempj* Nel sen- so di uì^ uomo che si usa nelle distribuzioni delle persone, e si ripete chi altrettante volte, quante sono le parti distri- buite« Il quinto esempio mostra che in questo caso ai può adoperare anche qual^ elemento di un uomo il quale; cioè essi erano in Parigi ^ ed era uno il quale si stam per una bi^ sogna , ed era un altro il quale si stam per un altra; ma chi è più usato nello stile famigliare. Il Bartoli adopera questo vocabolo a rappresentar cose inanimate: Certe fonti passano per mezzo di preziose vene^ chi doro o d" argento^ CHE di smeraldi o di zaffiri. £ altrove : Ma il vanto delV