Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/183

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i56 può partire io colui che; ma sta per chi o quale uomo on- de tutte le volte che le due parti componenti cui saranno ambe agenti, o cui indivisibile rappresenterà V agente del verbo, sarà male usato. VIZIOSE RIPETlZlOEfl DI CJTB, QUALE^ E QaBlLO^ E D* ALTRI VOCABOLI. Avendo io notato in alcuni scrittorit e di quegli anco- ra che più semplicemente e dietro natura scrivono, come il Boccaccio e il Macchiavello, certe ripetizioni o ridondanze di questi vocaboli in ispecie, non mi par fuor di proposito . il farne alcun cenno, perchè altri se ne guardi. Dopo aver fatto menzionedi Currado Gian(igliazzi,il Boccaccio procede; Il qUjéLE^ con un suo falcone^ avendo un dipresso a Peretola una gru ammazzata^ trovandola grassa e giova- ne, quella mandò ad un suo buon cuoco^ /i quale era chia" moto Chichibio^ ed era f^eneziano; e sì gli mamfó dicen’* do^ che a cena Varrostisse e governassela bene. ChicJùbio ìl quale come nuovo bergolo era^ così pareva^ acconcia la gru^ la mise a fuoco ^ e con sollecitudine a cuocerla comin^’ ciò. La quale essendo già presso che cotta^ e grandissimo odor venendone^ avvenne che una femminetta della con- trada la qual Brunetta era chiamata ecc. Quantunque un letterato gran barbassoro, il quale in mal intesa politica si sta arzigogolando in Londra, m* abbia malmenato per avere io ardito notare anche nel Boccaccio alcun difetto, non è gran fatto malagevole a persuadersi, chi non sdegna riconoscere la verità da qualunque parte ella venga, che il nostro primo maestro in prosa pecchi nel so- perchio uso di alcane parole, e specialmente dei congiunti- vi quale e cAe, con noia di chi legge. In questi tre brevis-