Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/189

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i6a Il pronome egli spesso rappresenta an meaibro d^aoa proposizione che serve d* agente^ o vero governa un altro membro* Nel secondo esempio egli comprende le parole il trosHir mille fiorini^ le qnali reggono la prima parte della proposizione è molto malagewle. Così nel terzo esempio il membro della proposizione* che io ami^ vien rappresentato da egli agente del verbo dovrebbe. Sicché il pronome egli non solo può rappresentar le persone, ma anche le cose» Qui mi si domanda se questo agente egli non è pleo* nasmo, cioè ridondanza; posto inntiimentet sol per vezzo ; poiché togliendoloy corre la proposizione in egnal modo. Se ciò fosse, soverchio sarebbe anche il wi del secondo esem-* pio; potendosi anche quello tor via senza sconcio; ma, mo- strato a che un pronome riferisca, quando vi fosse di so* perchio, si vorrebbe per vezzo anzi levare che porre; e se vi è posto, è segno che fa Tuffizio suo* Nel ripetere la propo- sizione del secondo esempio, allor che ai arriva a me, si la- scia flettere la voce, come se chi ode sapesse che cosa rap- presenta quell’agente egli ; e ciò che siegue rimane come una seconda dichiarazione. Cosi parimente delPoggetto* £* si dice: yòi lo sapete quel ch^io ìH>glio dire; ove il prono- me lo comprende tutta la seconda parte della proposizione; e questa è come aggiunta a dichiarare quello che non fos- se inteso. Par qualche volta inutile Tagente del verbo, per- chè si può sopprimere; ma non è da dubitare che chi ha raf- finato il gusto nello stile , noi pon né leva accaso. Caccisi dunque anche il vocabolo vezzo^ in quanto a termine gram- maticale, fra le anticaglie insieme co^pleonasmi, e coi riem- pitivi, e i casi, e^gerundj; giacché ad altro uso non fu da* grammatici intromesso; che a perpetuare Tignoranza* Egli si