Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/194

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167 che mostragli e ingegnati. Nel terso in è messo dopo il ver* bo stropicciai^ nelF indicativo; eia lungliezza della parola* e il suono medesimo di stropicciauasi , rende maggior imi* tasione del senso che esprime. Nel quarto pregollo^ in luo^ go di lo pregò ^ à certo usato con intenzione di evitare u- dendolo lo. Cosi nel quinto quel mostrerolli arroge mirabil- mente, con lo allungato suono e non terminante in accento* ali* espressione del seguente verso* E similmente interrogan- do* quando altri sia mosso da ira o sdegno, Riprenderan--^ nami^ morderannomi^ costoro? B* È più energica la parola in- tera» Per lo più i verbi potere « do^re^ sapere^ e wlere * stanno avanti a un infinito; in tal caso, se e* è pronome, è meglio porlo avanti al primo verbo, che con V infinito del secondo ; il che mostra il sesto esempio» Se uno di questi pronomi si mette dopo una forma del verbo accentata nel- ruItima,come^regò,o dopo un monosillabo, come nel setti- mo esempio, si raddoppia la consonante dei pronome, /^re- gD//o,d!r7/e; tranne g//, come si scorge dallo ottavo esempio. Loro si mette generalmente dopo il verbo in qualunque mo- do; perchè , avendo Y accento tonico, si può reggere da se senza Tappoggio del verbo. Ma non sì che, come alcuni han- no detto, non si possa mai mettere avanti al verbo; poiché il Boccaccio dice: Grandissimi doni promettendo a chi^ o t^i- vo o morto% tono il presentasse. I • Fattogli motto ^ il domandò dove egli andasse. B. 2. Io jroL 50, né seppi giammai* B* 3. Parendomi che i^i fosse uscito di mente^ rsL wlli ricordare* B. 4* Mostrjìr^ u mi convien la Hille buia. D. 5. EWera stamane a buon* ora in sul pianerottol della scala^ con un lume in mano f e dice che cercatm <f un ago che att era caduto. 6.