Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/196

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i69 no&fli t>uò accordare w non con tina; e perciò l’altra con- TÌe& che abbia, non la forma deir agente, cbe sarebbe cò-- me voler Tolgore la punta d’ una spada ad un* ora in dae hli opposti, ma dell* oggetto. A me pare dunque soverchio, anzi dico essere un* idea falsa quella che alcuni hanno vo- lato dare a queste espressioni , cioè che significhino ch^ io fossi in te; ciò che non è in lei^ le quali sono idee diflfe- reati da quelle degli esempj; perchè queste esprimono stan- za in luogo, e quelle quali(&» Il senso piti verisimile si può rappresentare col dire c^ io fossi la persona di te ciò che non è la persona di lei; ma il supporre questa ellissi è pu- re soverchio, perchè te e lei ben significano la persona di (e, la persona di lei. Dunque, conchiudendo , dico che in qaeslo caso non è né ellissi né irregolarità. Il Firenzuola ha pure i due agenti; Io credem che wi foste egli ; ma io tengo più giusto il dire che voi foste lui^ perchè V orecchio èoso a sentire Tagente accordare col verbo e non Toggetta I. DaUa sua colpa stessa rimorso^ si vergognò di fare al monaco quello che egli^ siccome un avesni meritato. Bw 2. Assai sciente si gloriano che alquante^ della cui wrtà speziai solennità fa la chiesa^ furono femmine come £0- Ao, B. 3. Beato wi ehe^ casto^ a morte corse i Alamanni* 4* Misero mb ! c^ sKdli ? P. Vedemmo a carte .92 perchè si possa osare V oggetto del pronome dopo come. Ora la costruzione intera delle e- spressioni siccome lui^ siccome loro^ è, nel primo esempio, siccome il monaco sape^ni lui avere meritato; nel secondo, <xme noi chiamiamo iòro, o altra idea simile, secondo le cir- costanze. Così alle espressioni beato lui; misero me, è tolto i3