Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/197

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170 il Tcrbo, diciamo beato lui 1 fedete me misero ! Ecco il per^ che il pronome porta la forma delF oggetto* I • yidero il drappo j e in quello la testa non ancor sì consumata^ eh* essi ^ alla capellatura crespa^ non conosces* seno tEi esser quella di Lorenzo. B. a. Umì cominciarono ad affermare che^ se paradiso si potesse in terra fare , mn sapevano conoscere che altra bellezza glì si potesse ag^ giungere. B« 3* Di quanti sogni io abbia mai sentito rife^ rire^ niuno mene par^mai d'udire che per ibi si rompes^ se silenzio^ fuori solamente uno ecc. Casa. Questi esempi ^nostrano che i protiomi personali lui^ lei^ e i dativi gli^ le^ si possono adoperare, anche io prosa, a rappresentar le cose; ma non oltrepassiamo per tatto ciò i termini della discrezione. A me par che sia piò lecito u- sare in tal modo i dativi g/i, e /e, che lui e lei^ per essere già uso l'orecchio a gli e le oggetti del plurale, atti alle perso- ne come alle cose. Mi piace lei esser quella del primo e- sempio, perchè qaivi non si potrebbe porre nò quella né es^ sa senza sconcio; ma nel terzo preferrei (1 )/ier quello o per esso a per lui. U Bartoli si sforza e si dibatte per provare che kU^ leif e loro^ si possano usare come egli^ ella^ ed egli^ HOf per agenti del verbo; ma i testi oh* egli allega non fan* no per noi. Si trovano bensì quelle forme co* participi 1 nel capitolo de* quali ne discorreremo. I • Io temo che Lidia , con consiglio e wler dì lai questo non faccia per doi^ermi tentare. B. 2. // fa pigliare a^inllanif e i panni dì luì si sieste. B. (0 // Conte cominciò ad affermare che egli prima sOFFERneÒBE di euere f^uartato, che ecc. B. Non avendo messo fra le note de* yerbi <]oesU bella contrtiione, colgo quetU occasione per farla conoscere.