Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/204

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177 n Qual ragione vi paò mai essere onde scabbia a stor- „ piare un vocabolo o una coningasione P £ se può stor- „ piarsene una ( dovea dire tese si può storpiarne una ) ^ perchè non dieci? E se dieci, perchè non mille? £ se „ mille, perchè non tutte ? „ Or bene, egli dice dette forme de* verbi, ed io delle locazioni; e se a lui s* avesse a concedeVe Tiotrodurre nello siile dieci o venti spurie locuzioni, un altroché sia da più di Idi ne vorrà far entrare di più; e io do per esempio il Bartoli che ne fece prova, e spesso cade in questo gallicismo; e se Favesser lasciato fare* . ! Racconta egli della vecchia otta* geoaria Elia Gatola, la quale, per presentarsi alla festa di Nerone, si faceva rassettare : Si diede alla discrezion del" le sue damigelle, la tormentassero pur che la rabbellisse^ ro; AntANARNE le grinze di tutto il wlto, srEOSRNB d^ in su le gote ipeli^ FEiARirE con rossetti e biacche il lis^ido ieUa ptdlidezza^ A che servono quei tre pronomi? Per-

cbè non dire appianar le grinze di tutto il wlto, ss^Uere ^insule gote i peli, salare con rossetti e biacche il lisndo della pallidezza? Forse che, togliendo qne* pronomi, si du- biterà di qual incito, di quali gote, di qual livido, si parli ? Ha vediamo come descrive il gran maestro. Il Boccaccio , dopo aver rappresentato Gimone stante fermo sopra il suo bastone intentissimo a riguardare Efigenia, dice : E quinci cominciò a distinguere le parti di lei, lodane do I capelli, li quali et oro estimasi , la fronte , il naso , la bocca, la gola, e le braccia, e sommamente il petto^ e, di la^ voratore ^ di bellezza subitamente giudice divenuto , seco sommamente desiderava di veder gli oceK% li quali essa, da alto sanno gravati^ teneva chiusi. L _. -