Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/208

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i8i dizionU e per questa ragione durai fatica in persuadere al- cuni, i quali, scrivendo del resto purissimamente, non si pote?an risolvere a sgombrare i loro scritti di questa ridon- danza cui avevano assuefatto Toccbio e Torecchio* Vuole adesso alcun vedere quale sconcio, quale quan- tità di voci vane e fastidiose, possano formare tre di queste soverchiamente ripetute nel corso di un* t>pera ? Tolgansi tatti i del^ dei^ delle^ a carte 1 1 o, di quei tre esemp j dell* Antipurismo, che sono sei, e i sette possessivi inutili degli altri tre a carte i36, e poi i tre ne a carte lyS, e gik in noTe righe ^ avranno 1 6 di queste parole soverchie che al- tro non stanno a fare che distruggere la leggiadria dello stilei e snervare il discorso^ Ora, per vraire alla conclusione di questo paragrafo io dichiaro ancora che, per cercare ch*io abbia fatto nei tre primi classici, non m* è venuto trovato un solo esempio del ne qui eccettuato; e d* alcuni casi che trassi dagli altri, i quali al primo posson parere il caso nostro; non pur uno è tale; onde io lo escludo dalla no8tt*a lingua. E per meglio determinare qual è questo ne eh* io chiamo strano, dico essere quello che sta in luogo del possessivo; però che in tutti quei casi che abbiam citati, ne^^quali è detto gallici- smo, si troverà potervisi sostituire il possessivo; dove ne* seguenti non ne è uno che il patisca. I • Dio 7 Sfoglia che ^ uno errore cV io feci iersera^ Ul gola non irs patisca oggi la penitenza* F. 2. Anche no^ nùnò molti altri di ciascuna generazione che non erano (xìpevoli^ questo fece acciò che nb crescesse pia V animo d' detti ambasciatori. Db S.C. 3. Tu dei leggiermente per^ owtere nel piattello , o con altro argomento scoprì jrjs la