Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/209

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i8t cenere. Caaa. 4* Usando i senatori^ se scorgeiHmo qualche ben pubblico non preposto^ salire in bigoncia^ e pbosok^ ziARjfn il lor parere. Day. 5. Quel giudice dé^ cittadini e de^ forestieri che risedesse^ ars osasse Vannual cura. Dar* 6. Ogni i^nerdì in su guest* ora io la giungo qui « e qui srs fo lo strazio che tu s^edrai. B. Adunque nel primo esempio il pronome ne è della me- desima natura di quelli accennali e difesi a pag. 174 ^ < 7^9 poiché egli è una ripetizione della precedente espressione <r uno errore'^ nel secondo il nome tuUmo è agente del ver- bo, non oggetto; e il concetto compreso nel pronome è di entrare nella congiura di Catilina; nel terzo e nel qnarto ne dinota non qualiGcazione ma luogo, come detto a car* te 173, cioè di quel piattello; nel quinto si riferisce alla fe- sta augttstale precedentemente nominata» e comprende deU la festa ecc; e nel sesto finalmente il pronome ne sta per di lei. Ma ricorditi della restrizione che facemmo fin da principio, che si esclude ne dal rappresentare il qualifican- te delfoggetto, sol quando formi parte identica con quello, cioè sia una cosa o una qualità ad esso appartenente, onde né lo strazio^ né Vannual cura^ degli ultimi esempj, né la penitenza né t animo de* primi due dinotan una tale idea. In questi quattro casi è conceduto il pronome per quella ragione che dicemmo a carte i36 esser posto il possessivo al nome s^ntwre queste non sono sottigliezze, ma ben delicatezze osservalissime, come si vede, dai classici, e bel- lezze della lingua* Io posso sperare oramai che la mia opi- nione sarà accolta per chiunque ami la verità. Perchè io mi constituisca censore anche de*miei mae* stri non noi do per tutto ciò a credere che t nello scrivere