Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/221

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194 riferisse; ma pare vi sono ddle espressioni nelle quali sì a* doperà il pronome , sema che sia stato accennato il nome, e che Taso solo fa comprendere. In questo caso il nome è sottmtesot siccome nel primo esempio è difesa^ rappresen- tato due volte dal pronome la e nel secondo e nel terzo «  heffa^ cioè wici aulete fatta beUa la beffa ; nel quarto sen- tendo cosa^ nel quinto éUspuia ^ e nel Beslìo pazienza. God nelle espressioni Me la colgo; Sarà meglio danj di quà Io L ho con tef si sottintende nella prima fiiga^ nella secon- da 9olta; nella terza collera; cioà nU colgo la fuga » dar la ifolia di quà^ io ho la collera con te. Queste ellittiche locu- zioni sono tanto pi& bdle,in quanto son particolarmente ita- liane* I. Onde io^pernon incorrere in questo errore^ ho e-- leUo^ non quelli che sono principi^ ma quelli che^ per le in- finite buone parti loro^ meriterebbero d" essere. BL a. Per- che gli uomini f volendo giudicare dirittamente « hanno a stimare quelli che sono^ non quelli che possono esser libè^ rati. M. 3. f^olentieri^ se potuto avesse^ sarebbe fuggito; ma non potendo ora innanzi ecc. B«  n dire in questi esempj meriterebbero <f esserlo , e hanno a stimare quelli che lo sono^ cioè il far uso del pro- nome lo in vece della, ripetizione sottintesa d* un aggettivo col verbo essere è gallicismo che ben si vuol notare^ poiché m* è venuto scontrato in alcuno scrittore moderno, di quel- li medesimi che si sono levati contro Tintrodiizione de* gal- licismi nella nostra lingua. Anche nel 3 esempio il dire^«  tufo V avesse e potendolo sarebbe gallicismo. Il Monti, in una sua lettera al Perticari, disse Lasciala innamorarsi di f^irgilio cornette già di Dante. £ ilPor-