Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/224

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«97 che equivaglia a rispetto a che^ riatto alle quali. Trala- sdare il pronome lei senza mutare il senso, non si potria ^ perchè si verrebbe a determinare le parole cinque lire^ che richiederebbero allora Y articolo, e per conseguenza ad af* fieitnare la cosa più positivamente* In qual modo avvenga che, togliendo ie, si determinino le parole cinque lire^ e si affermi più positivanoente, ecco: se il pronome le fosse tol- to, non sarebbe più il che un incidente diviso dalla propo* sizione so che le as^te^ ma formerebbe il complemento del^ la proposizione stessa, cioè so che a»ete le quali ^ la qual sarebbe immediata alle parole cinque lire^ e quindi deter- minante. In Mugnone si trwHKL und pietra^ la qual chi la por^ ta scpnif non è {^duto da altra persona dove non è. B. Questo esempio prova quel che abbiam detto di sopra intorno al precedente esempio. Le parole la quale formano nn incidente da se, cioè rispetto alla quale e in questo ca* so non si potrebbe omettere il pronome la neirespressione chi la porta sopra. Un* altra osservazione mi par da Ciré sopra queste e- spressionli cioè che essendo i vocaboli che e quale , come dicemmo, q^ngiuntivi di una frase con Taltra, di un mem- bro della proposizione con V altro, sono alcuna . volta indi- spensabili per questa sola congiunzione delle parti del pe- riodo; e possono stare da se, senza governare alcun .verbo , aè sopportare V azione o fare altro ufficio. Le sopra poste due frasi sono di ciò una prova evidentissima; poscia che né Tnno né V altro di que* due pronomi, lo e /a, vogliono es- ser tolti via, e questa è la ragione che nella nota a carte 8i io pronaisi dare di quello U quale da me usato, e lasciato ^ivì sospeso.