Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/243

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io s’ebberOé Mai perchè sMia a poter dire si fa^ si dorme^ e non si è ? Secondo ranalisi delie idee che siam venuti ripe- tendo delle proposizioni formate col si passivo, abbiam ve- duto che, per ridurle alla forma passiva, con viene che il ver- bo esprima azione o alto (i)* Le espressioni Puom fa una cosa^Viiomo dorme^ sono equivalenti a ima cosa si fa dal’ Vuomo^ dairuom si dorme; la dizione sola è diversa; e se le parole dàlVuomo non sono espresse, vi son sottintese; per- chè senza di esse la /ragione non troverrla senso alcuno. Pmo- visi ora se nella prodotta frase si può supplire daW uonw ; e si vedrà che non vi può reggere; perciò che falsa è V ap- plicazione del si» NelPesempio del Boccaccio v*è inleso per ognuno; cioè ma poi che per ognuno levato si fu. Anche il Monti usa il si erroneamente nei modo del Macchiavello : Nel determinare il vero valore dei vocaboli,^ non si è mai sottili abbastanza. E T Antipurismo: Thiti costoro s^inuna" ginarono che^ per esser l’eloquenza didattica^ epistolare «  di cui si era privi ecc. In tal caso convien ricorrere aVocabo- li uno^ altri^ fuomo^ o noi; e dire: In quelli sospetti nequa* li eravam pochi dì sono; E uomo non è mai sottile abbastan- za; Di cui eravam privi. £ l’evidenza di questa dimostrazio- ne è una prova delia verità nella sentenza stessa del Mooli contenuta. Nei Tre non si trova uno esempio dell* espres- Sion passiva con essere verbo principale. I . Non Si DEBBE chiamar vero filosofo colui che è ami* co di sapienza per utilità* D. 2. j^l tempo quasi che Numa Pompilio f secondo re de* Romani^ visse in Italia un filoso^ fo nobilissimo^ che si cbiamò Pitagora. D. (i) E coUl differenza fra atto e azione ^ che questa dinoU operaxioB continuata, e quello un cenno solo*