Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/260

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a33 qualche cosa; perchè si paò dire domandar imo di una co- sa^ cioè intomo alla materia di una cosa^ e domandare una cosa ad uno* «  I» Quanto alla lingua io ho usato quelle parole cK io ho sentito parlar tutto *l giorno A quelle persone che io ci ho introdotte* G. 2. Loro increbbe di s^edergli torre i cap^ poni A coloro ohe tolto gli avevano il porco* B« 3. l^idi tpieUo Orazio far di costui alle fangose genti. • • D. 4* Egli w allora staila iir rnèrcato occhio all insegna del mellone • B. 5. Diceangli ( a Giugurta ) com^ egli era uomo di gran if/rtò, e A Roma ogni cosa si ris^endea. Da S. G. 6. Che as^re* ste voi detto f se m^as^este spedato A Bologna ? B. 7. «S2 come AD Arli^ do^e 7 Rodano stagna 1 sì come a Pola presso del Quarnaro* • • D. Siccome il porre pia tosto questa cde quella preposi- zione dipende dalla qualità di movimento o direzione cìie la mente di chi parla vuol comunicare a un corpo, dàirattd in somma che vuol esprimere, così si trova che il medesimo verbo può esser seguito ora da una preposizione e ora da OD* altra ; come per esempio muos^rsi da casa^ muoversi a pietà , nuwversi in cerchio^ eco* Per la stessa ragione s* è fatto uso della preposizione a nei pirìmi tre esempj , dopo parlar^ torre ^ e fare cioè ho sentito parlar dj veder torre a coloro^ e vidi fare alle gentil quantunque in co tali espres- sioni per lo piii si usi da; perchè, in quegli esempj, il dici- tore non intende a dimostrare onde ’provenga T azione dt quei verbi tanto, quanto ad esprimere la tendènza del senso dell’udito nel primo esempio, e delPatto del vedere nel se* condo e nel terzo. Due diverse preposizioni^ ia e a, dipen* dono dal verbo 4tare del 4* esempio ; la prima disegna il "7