Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/322

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e, ed ecco

I. Uscito il marito d’una parte della casa,ed ella uscì dell’altra. B.2. E in questo che egli così si rodeva, e Biondel venne. B. 3. E mentre in questa guisa stava senza alcun sospetto di lupo, ed ecco vicino a lei uscir d’una macchia folta un lupo grande e terribile. B.

Io non mi potrò mai accordare alla opinione di coloro che vogliono che sian nella lingua nostra queste particelle, che vi si ficcan dentro quà e là per vezzi, senza perchè; onde, se ben la congiunzione ed posta nel primo esempio dinanzi ad ella,nel secondo a Blondel, e nel terzo ad ecco, si possan quindi levare senza distruggere il collegamento delle parole, io mostrerò che vi son poste con buono intendimento, e fan loro ufficio. Per quella congiunzione innanzi ad ella del primo caso a me par scoprire nella donna questo pensiero che rumina fra se: Tu te ne vai di là, e io di quà. Nel secondo il concetto è: Mentre l’un si rodeva dall’una parte, dall’altra Biondel venne. La e esprime dunque quivi simultaneità d’azioni e fa il suo ufficio di congiungerle nel medesimo istante. L’idea poi compresa nella espressione ed ecco, prendendola dalla sua origine, è questa; cioè che, dovendo il dicitore in tale occasione annunziare qualche cosa di inaspettato, egli ponga quella congiunzione quasi per continuare il discorso che sta facendo, e che poi, per la subita apparizione di quella cosa che ecco addita, tronchi ciò che stava per dire così ed... ecco. E questa è grand’arte, non già vezzo, e mi ricorda quel troncamento di Dante:

Pure a noi converrà vincer la punga,

Cominciò ei; se non...tal ne s’offerse!