Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/330

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dire, che il che venga ad unirsi con le parole che lo seguono, e non si giunga a quelle che lo precedono. Ammetto che si uniscano le preposizioni alla voce principale, però che queste, quando bene e’ ne fossero disgiunte, verrebbero a cadere da se medesime in su la detta voce; ma, aggiungendovi il che, si mette il suono in opposizione al senso delle parole. Sta bene che si scriva poichè a distinguere la congiunzione dallo avverbio poi che, e ancora si dica benchè e purchè, per la ragione che le parole pur e ben non forniscono appoggio quanto basti alla enfasi; ma quelle che hanno più di una sillaba, come prima che, senza che, o che son precedute da una preposizione^ io consiglierei il separarle dal che.

però, perciò o per ciò, perciò che

I. Però, disse ’l maestro, se tu tronchi qualche fraschetta d’una d’este piante. Li pensier ch’hai si faran tutti monchi. D. 2. Però si dice che la fame e la povertà fanno gli uomini industriosi. M. 3. Aveva questa donna una sua fante, la quale non era però troppo giovane. B. 4. Ma, perchè ei si rende certo che tutti voi, eccetto però quei secondi, considererete ecc. G.5. Quantunque (le femmine, qui) in vestimenti e in onori, alquanto dalle altre variino, tutte per ciò son fatte quì come altrove. B.

Nella prima edizione io aveva erroneamente detto che la congiunzione però, 1 usata per equivalente di nondimeno era male adoperata; ma io non aveva ancora bene esaminato il vero senso di questo vocabolo; però che sopra l’uso

  1. La particella però è una delle più travagliate del Non si può che abbia la nostra lingua; ed io mi sono avvenuto in parecchi ammutoliti al bisogno di dar ragione di lei e di se. Bart.