Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/397

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370„ suo sistema, ad ógni poco ella t*esce di tracciai e la nno ,y stesso paragrafo, sotto una stessa dichiarazione, ti am91 massa in uno questi elementi cosi discordi; e ne fa incre„ scevole gaaxzabugUo. Il che nel medesimo limitare del I, vocabolario si può vedere ali* articolo jìbbjìrbj4GLMjìre<i ,9 ove i neutro idfbarbagliando in terra cadde^ stranamenI, te è accozzato con Tattivo, gli occhi abbarbaglia. Sono„ sbadataggini» lo consento, sono macchie, lo veggo (1); ma„ tali, che in si bel corpo, fanno un brutto vedere^ e che ,f contrastando direttamente aireccellenza del metodo dal,1 la Crusca medesima stabilito, o ricorrendo troppo fref, quenti, potrebbero meritare più laida appellazione. Questo si chiama: Non ex fumo dare lucem^ sedfiimum exfolgore tutta questa sparata essendo fuor di proposito, anzi dessa un vero guazzabuglio. Tutta questa inginsta invettiva s* ha la Crusca meritato dal Monti, per non aver dato la denominazion di neutro al verbo abbarbaglian* do^ che non gii doveva nè poteva dare; avvegna che io non vegga per qual ragione si abbia a chiamar neutra la forma abbarbagliando^ e attiva l’altra abbarbaglia^ quando amendue appartengono al medesimo verbo, ed esprimono la stessa idea. Bisogna ben che la ragione adoperi qui il microscopio perchè arrivi a scoprire ove sia la differenza che il Moneti vi truova! Se differenza alcuna pur v* è, non sta nei verbi, ma nelle proposizioni; ove, nella prima, ha ellissi delibo ggetto gli occhia cioè abbarbagliando gli occhi in terra cadde; e Tagente in tutte e due è la luce. E quello è per (t) Questo modo di frammettere cosi lo veggo, lo consento, fra corte proposizioni» è un declamare alla francese^ ed è da guaidarsene come da o(ni altro gallicismo.