Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/398

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371 certo l’oggetto sottinteso, l’idea di abbarbagliare ooa si potendo ad altro applicare che agli occhi. Tutta la difieren« za è dunque nell’avere in un caso espresso Toggetto gli oc^ chi^ e lasciatolo nell’altro; e la Crusca non avrebbe fatto altro che confondere se avesse definito come voleva il Monti, e detto Tun verbo passivo e Taltro attivo* Se Tespressione fosse abbarbagliato in terra cadde^ converrei anch’io che la proposizione fosse passiva, non già il verbo; la forma abbarbagliato direi tuttavia essere il participio passato del verbo abbarbagliare^ senza piii, ,, Abbiettare^ continua il Monti, secondo la dichiarazio,«ne italiana e latina, presentasi nel vocabolario come verbo„ di attiva significazione; e neiresempio è di neutra passiva. Notisi bene questo vocabolo neutro passivo j che io non so come diavolo (i), parlando di verbi italiani, si possa intendere! Se non hanno alcun senso divisi, forse che Tavranno giunti insieme? Vuol dunque il Monti che si definisca: abbiettare^ neutro passivo, farsi abbietto^ awilirsi. Vediamo se si può venire a concepire che voglia dire egli con questo suo neutro passiw. Come dicemmo, neutro significa nò attivo nè passivo* Già il dire che un verbo sia neutro è una contraddizione; e se la contraddizione viene dai Latini; es* si avevano almeno questa ragione di chiamare un verbo neutropassiifO^ che il verbo neutro prendeva le desinenze del passivo; ma in nostra lingua che le terminazioni non variano altro che pel suono, non per lo sentimento, chi può dar ragione di questo neutro passisH)? Indarno io mivo stillando (i) Come^ diavol! le gru non hanno che una coscia e una gamba! Metto’il punto ammirativo a diavol per iar intendere qual è il suo vero scn* so in simili espressioni*