Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/419

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favola di Giannotlo. B. 6. Se io non messi temuto che dg- spiaciuto 9Ì rosSB^per certo io raserei fatto. B«  Non è io qaesti esempj la negazione soverchia, come sembra ; ma, perchè i verbi dubitare^ temere^ guardarsi^ e simili, esprimono lo stato deiranimo póstola fra dae,la ne- gazione comprende Tidea di desiderio contraria a quella e- spressa dal verbo che la segue; come se, per esempio, si di- cesse: Dubitavan forte che gP ingannasse^ il che non avrelh bero voluto; temo che sia già sì smarrito^ il che non vorrer^ Diragli che si guardi d’asfer troppo creduto^il c/te non vor- rei avesse fatto. L’uso dunque generale di queste espressine ni è quello di porre la negazione. Neirullimo esempio non è posta a fosse a cagion di quella che sta nella prima parte della proposizione*  !• E se non fosss ch^egli era giovane^ e sopravvenir’ va il caldo , egli avrebbe avuto troppo a sostenere. B. 2. E se non fosse che da quel procinto^ Pia che dalT aliro^ era la costa corta f Non so di lui^ ma io Sjìreì ben vinto. D^ 3. Egli sono state assai volte il ìB ch^ io porrsi pia tosto essere stato morto che vivo. B«  Qualche volta si usa ancora mettere il condizionale e rimperfetto del congiuntivo nella forma semplice, e sottio- tendere il participio passato, come in questi eseropj, ove a se non fosse è sottinteso stato ; e sarei e vorrei stanno io luogo di sarei stato e avrei voluto. Secondo la regola posta a carte ^193 , ne* primi due esempj s* avrebbe a dire se non era ; ma è detto se non fosse perchè siegue on altro era. Nonpertanto V immaginazione si piega a quello avvicina- mento di tempo espresso dalle forme se non fosse e sH^rei^ ove si sentono questi concetti: E se non fosse questo con-- i